Theory and History of Ontology (www.ontology.co)by Raul Corazzon | e-mail: rc@ontology.co

Bernard Bolzano: Bibliografia delle traduzioni e degli studi Italiani

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Traduzioni

  1. Bolzano, Bernard. 1965. Paradossi dell'infinito. Milano: Feltrinelli.

    Traduzione di Carla Sborgi, con prefazione, appendice e note di Franco Voltaggio.

  2. ———. 1965. Paradossi dell'infinito. Milano: Silva.

    Introduzione e traduzione di Alberto Conte; nuova edizione Torino, Bollati Boringhieri, 2003.

  3. ———. 1985. Del metodo matematico. Torino: Boringhieri.

    Traduzione della seconda delle tre parti in cui si suddivide l'Introduzione alla Grössenlehre (scritta prima del febbraio 1842); edizione originale nella Gesamtausgabe: Reihe II: Nachlass. A. Nachgelassene Schriften, Band 7, Grössenlehre. Einleitung zur Grössenlehre und erste Begriffe der allgemeinen Grössenlehre. Herausgegeben von Jan Berg, (Friedrich Frommann Verlag (Günther Holzboog), Stuttgart, 1975).

    Traduzione di Lorenzo Giotti, introduzione di Carlo Cellucci; nuova edizione 2004.

  4. ———. 2006. "Che cos'è la filosofia?" In Il concetto della filosofia in Bernard Bolzano, edited by Fossati, Lorenzo. Milano: Isu Cattolica.

    Traduzione italiana di Was ist Philosophie? (1838), a cura di M.J. Fesl, Wien: W. Braumüller, 1849; nuova edizione in: B. Bolzano, Vermischte philosophische und physikalische Schriften 1832-1848, a cura di J. Louzil, , Reihe 2A (Nachgelassene Schriften), Band 12/3, Bolzano-Gesamtausgabe, Stuttgart -Bad Canstatt: Frommann-Holzboog, 1978, pp. 13-33.

  5. ———. 2011. "Proposizione ed espressione." Discipline Filosofiche no. 21:13-26.

    Traduzione italiana di Luca Guidetti.

  6. ———. 2014. Dottrina fondamentale. §§ 1-45 dalla Dottrina della scienza Milano: Bompiani.

    Testo tedesco a fronte.

    Introduzione e traduzione di Gianni Rigamonti.

    Note e apparati di Lorenzo Fossati.

Bibliografia degli studi in Italiano

  1. "Bernard Bolzano e la tradizione filosofica." 2011. Discipline Filosofiche no. 21:5-347.

    Indice: Stefano Besoli, Luca Guidetti, Venanzio Raspa: Presentazione 5; Luca Guidetti: Lo spazio logico dell'espressione. Intorno a B. Bolzano, Proposizione ed espressione 7; Bernard Bolzano: Proposizione ed espressione 13; Jan Patočka: Il posto di Bolzano nella storia della filosofia 27; Andrej Krause: Bolzano e Aristotele 43; Luca Guidetti: Bolzano e gli stoici 61; Massimo Mugnai: Bolzano e Leibniz 93; Stefano Besoli: Bolzano e Kant 109; Gaëtan Pégny: Bolzano e Hegel 153; Wolfgang Künne: Bolzano e Frege 179; Mauro Mariani: Bolzano e Cantor 203; Sandra Lapointe: Bolzano e Husserl 227; Venanzio Raspa: Bolzano e la filosofia austriaca 245; Jan Sebestik: Bolzano e la matematica 287; Peter Simons: Bolzano e la logica 321; Abstracts 343-347.

  2. Benoist, Jocelyn. 2009. "Perché non c'é un'ontologia formale in Bolzano." Giornaledifilosofia.net:2-14.

    "Spesso oggi il pensiero di Bolzano si vede chiamato in causa a fondamento del progetto, propriamente moderno, di un’ontologia formale(1), al quale lo sviluppo della matematica formale (liberata dal giogo del riferimento alle figure o alle grandezze) e della logica matematizzata ha fornito un nuovo inizio. Il fatto che l’autore non abbia contribuito di poco a questo duplice sviluppo nutre certamente un tale tentativo di avvicinamento. Alcuni dei suoi enunciati sulla matematica e la concezione che Bolzano ha potuto farsene col tempo, nella continuità con Leibniz, a un certo punto del suo pensiero, possono anche confortarlo.

    C’è tuttavia una vera “ontologia formale” in Bolzano? Questa stessa nozione può avere un senso nel contesto del suo pensiero?" (p. 2)

    (1) Cfr. ad esempio F. Nef, L’objet quelconque. Recherches sur l’ontologie de l’objet, Paris, Vrin, 1998.

  3. Besoli, Stefano. 2011. "Bolzano e Kant." Discipline Filosofiche no. 21:109-152.

    "L’autonoma prospettiva dall’anti-kantismo bolzaniano, che si manifesta a partire dai Beyträge del 1810 (6) - in un continuo ampliamento di orizzonti tematici che sollecitano un incremento di analisi concettuale in ordine a problemi che, non avendo mai cessato di apparire in maniera diversa, richledevano soluzioni all’altezza di una loro rinnovata configurazione, culmina in quella sintesi di scuola, largamente autorizzata da Bolzano, che è il Neuer Anti-Kant (1850) (7), nel quale si condensano, in un quadro unitario, le novità espresse da un fronte di opposizione al soggettivismo trascendentale, che aspirava a una qualche visibilità in un’epoca in cui si avvertiva che un certo numero di filosofi erano ancora legati a Kant o erano comunque in procinto di volgersi di nuovo a lui, delusi dall’esito inconcludente della più recente speculazione(8). Pur non essendo quindi del tutto inaspettata la fonte da cui proviene questa forma di radicale Kant-Kritik, essa non attua una semplice regressione realistica, consona a riproporre i contorni di quel realismo trascendentale tanto deprecato da Kant, ma individua nella dottrina dell'inseità degli oggetti logici lo strumento più idoneo per rincarare in senso assolutistico una nozione di a priori che in Kant appariva in fondo ancora largamente «acritica»(9)

    (6) Cfr. B. Bolzano, Beyträge zu einer begründeteren Darstellung der Mathematik. Erste Lieferung, Widmann, Prag, 1810, neu hrsg. mit Einleitung und Anmerkungen von H. Fels, Schöningh, Paderborn, 1926, Nachdruck hrsg. von H. Wussing, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, 1975.

    (7) Sulla rilevanza attribuita all’aggettivazione che compare nel titolo di quest’opera, il cui significato è da un lato indicare la «natura dei fondamenti» con i quali si è inteso contestare Kant per sole esigenze di verità, ma dall’altro distinguere il contenuto di tale critica da quella formulata da B. Stattler in una sua requisitoria peraltro non memorabile {Anti-Kant, 2 Bde., Lentner, München, 1788), o forse ad es. anche da quella di A. Bolliger (Anti-Kant oder Elemente der Logik, der Physik und der Ethik, Schneider, Basel, 1882), cfr. F. Prihonsky, op. cit., P 19.

    (8) Cfr. B. Bolzano, Was ist Philosophie?, Braumüller, Wien, 1849, ora in Id., Bernard Bolzano Gesamtausgabe, hrsg. von E. Winter, J. Berg, F. Kambartel, J. Louzil, B. van Rootselaar, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt, 1969 sgg. (d’ora in poi GA), GA 2 A, 12/3 (Vermischte philosophische und physikalische Schriften 1832-1848, hrsg. von J. Berg und J. Loužil), p. 13.)"

    (9) Cfr. J. Patocka, Il posto di Bolzano nella storia della filosofia, supra, p. 40 sg., dove l’autore critica però Bolzano per non essere riuscito a cogliere il «carattere più positivo della dottrina kantiana, richiamandosi a «mitiche verità in sé», invece di avvalersi di una «dotttrina critica della conoscenza» di natura processuale.

  4. Bucci, Paolo. 1989. "Bernard Bolzano e la logica kantiana." Rivista di Filosofia no. 80:241-260.

    "La discussione di Bolzano si volge innanzitutto a considerare i termini particolari in cui, all'interno della manualistica kantiana, era stato affermato il carattere formale della logica. Agli studiosi d'impostazione kantiana, autori dei «nuovi manuali», Bolzano rimprovera in particolare di aver voluto individuare - come condizione della formalità della logica e della sua possibilità di porsi in una dimensione rigorosamente a priori - il fatto che essa debba fare astrazione «da ogni diversità degli oggetti», per limitarsi a una considerazione del modo in cui l'intelletto «pensa e deve pensare gli oggetti» (15)

    • Mostrando di tenere presente la concezione kantiana della «logica generale pura», Bolzano rileva che le trattazioni di Krug, Hoffbauer, Kiesewetter avevano in definitiva condotto a un vero e proprio

    «fraintendimento» del carattere formale della logica, secondo il quale essa non dovrebbe contenere al suo interno «alcuna materia, ossia nessuna proposizione determinata » e di conseguenza, «poiché verità possono essere soltantoproposizioni determinate, neppure verità»." (p. 247)

    (15) Wissenschaftslehre, vol. I, p. 46. Definizioni di questo tipo sono in effetti rintracciabili ad esempio in J. G. K. Kiesewetter, Grundriss einer allgemeinen Logik, Leipzig, Röchly, 1824 , § 2, e in J. Chr. Hoffbauer, Anfangsgründe der Logik, Halle, s.i.e., 1794 § 11, e si richiamano direttamente ad analoghe affermazioni kantiane. Cfr. infatti Kritzk der reinen Vernunft, Riga, Hartknoch, 1781, pp. 52-54, e 2a ed. 1787, pp. 76-78, trad. it. a cura di G. Gentile e G. Lombardo-Radice con il titolo Critica della ragion pura, Bari, Laterza, 6a ed. 1977, pp. 94-95; Logik, in Gesammelte Schriften (a cura della Königlich Akademie der Wissenschaften), Berlin-Leipzig, Reimer-De Gruyter & Co., 1902-23 , voi. IX, pp. 12-13, trad. it. a cura di L. Amoroso con il titolo Logica, Roma-Bari, Laterza, 1984, pp. 6-7 .

  5. ———. 1994. "Logica e organizzazione del sapere nella dottrina della scienza di Bernard Bolzano." Rivista di Filosofia no. 85:241-259.

    "Confrontata con il progetto fichtiano della Wissenschaftslehre, l'impostazione bolzaniana presenta differenze spesso rilevanti. Fondamentale tra queste differenze è il fatto che la Wissenschaftslehre bolzaniana, nel momento in cui affronta il problema dell'organizzazion del sapere, non mtende porsi al di fuori dell'ambito della logica: la «dottrina della scienza in senso stretto» coincide infatti con una particolare accezione del termine «logica», secondo cui essa si configura appunto ome la disciplina che ha il compito di determinare Ie regole e i criteri del processo di organizzazione deIle conoscenze." (pp. 243-244)

  6. ———. 1995. "La teoria bolzaniana delle spazio e del tempo." Rivista di Filosofia no. 86:217-237.

    "A una indagine che si proponga di ricostruirne l'interna articolazione la teoria bolzaniana dello spazio e del tempo si presenta come un insieme di analisi che, per quanto scarsamente sistematizzate, si possono ordinare secondo tre distinti «livelli», in dipendenza dei differenti contesti teorici ai quali appartengono i problemi sollevati da Bolzano nel corso della sua discussione(1). I tre livelli della teoria possono essere denominati rispettivamente ontologico, lektologico-semantico e gnoseologico.

    Appartiene all'ambito di una «ontologia» dello spazio e del tempo la questione se ad essi debba essere attribuito lo statuto di oggetto (Gegenstand) oppure quello di qualità (Beschaffenheit), e se abbiano o no la proprietà di esistere (Wirklichkeit haben) (2)." (p. 217)

    (1) La presente ricostruzione terrà conto essenzialmente della Wissenschaftslehre, che non è tuttavia l'unico fra i testi di Bolzano a documentare il suo interesse per la tematica dello spazio e del tempo. Di essa si trova traccia, ad esempio, nella terza sezione della incompiuta Grossenlehre, il progetto di fondazione e di ordinamento delle conoscenze matematiche che Bolzano intraprese a partire dal 1830. Sull'articolazione dell'opera cfr. J. Berg, Bolzano's Logic, Stockholm, Almquist and Wiksell, 1962, pp. 17-25.

    Della seconda parte dell'Introduzione alla Grossenlehre esiste una traduzione italiana a cura di L. Giotti con il titolo Del metodo matematico, Torino, Boringhieri, 1985.

    (2) Su queste «nozioni ontologiche» si veda E. Casari, An lnterpretation of Some Ontologica! and Semantica! Notions in Bolzano's Logic, nel volume Bolzano's Wissenschaftslehre 1837-1987 (Atti del workshop internazionale), Firenze, Olschki, 1992, pp. 55-56. L'«ontologia» bolzaniana ammette sia «cose» (oggetti o qualità) esistenti, sia «cose» non-esistenti come le entità lektologiche (idee e proposizioni in sé). Si veda in proposito B. Bolzano, Wissenschaftslehre, Aalen, Scientia Verlag, 1981, vol. I, pp. 218-20.

  7. ———. 2000. Husserl e Bolzano. Alle origini della fenomenologia. Milano: Edizioni Unicopli.

  8. Bussotti, Paolo. 1998. "Il problema dei fondamenti della matematica negli scritti giovanili di Bernard Bolzano." Epistemologia no. 21:225-243.

  9. Cantù, Paola. 2003. "Bernard Bolzano e le rappresentazioni anoggettuali." In Forma dat esse rei, edited by Valore, Paolo, 125-166. Milano: LED Edizioni Universitarie.

    Abstract: "L’analisi della questione del riferimento e del significato dei termini linguistici è strettamente correlata al rapporto tra le parole con cui descriviamo il mondo e i concetti con cui lo categorizziamo. In che modo le espressioni linguistiche permettono di parlare del mondo? C’è una corrispondenza biunivoca tra parole e cose? E se non c’è, cosa significano i termini vuoti? Denotano concetti? E in che modo potremmo avere un concetto senza un oggetto che corrisponda ad esso? E a che scopo dovremmo servirci di concetti vuoti per descrivere il mondo?

    Nel 1834 Bernard Bolzano elabora una teoria delle rappresentazioni anoggettuali in risposta a simili domande e riconosce in molte pratiche linguistiche l’uso di espressioni prive di riferimento oggettuale ma tuttavia significanti; perfino la congiunzione di termini contraddittori ha per Bolzano un significato, benché non solo non denoti ma neppure possa denotare un oggetto. Per comprendere quale sia il significato di tali espressioni riassumeremo brevemente nell’Introduzione la teoria logica di Bolzano, quindi offriremo una catalogazione degli esempi di rappresentazioni senza oggetto, suddividendole in negative, contraddittorie, semplicemente vuote e non referenziali; infine vedremo in che senso le rappresentazioni senza oggetto possono essere considerate immaginarie. Mostreremo la funzione logica delle rappresentazioni anoggettuali e scopriremo anche una ragione matematica per l’analisi delle rappresentazioni contraddittorie.

    Nell’ultimo paragrafo analizzeremo le implicazioni ontologiche della teoria delle rappresentazioni distinguendo due livelli (esserci e esistere) e argomentando che la concezione di Bolzano è un oggettivismo semantico piuttosto che un platonismo logico. Attraverso il confronto con Frege, Russell, Meinong e Quine tratteggeremo infine la questione della portata esistenziale delle proposizioni mostrando il rapporto tra due aspetti del problema ontologico: semantico e metafisico."

  10. Capone-Braga, Gaetano. 1916. "L' "Athanasia" di Bernardo Bolzano." La Cultura Filosofica no. 10:116-145.

  11. Casari, Ettore. 1985. "L'universo logico bolzaniano." Rivista di Filosofia no. 76:339-366.

  12. ———. 1985. "Logica e unità del sapere." In L'unità della cultura. In memoria di Lucio Lombardo Radice, edited by Barra, Mario. Bari: Edizioni Dedalo.

  13. ———. 1990. "Una fonte dimenticata? La teoria bolzaniana del significato." Rivista di Filosofia no. 80:319-349.

  14. ———. 1997. "Sull'origine dell' "oggettivo" in Bolzano." In Logica e teologia. Studi in onore di Vittorio Sainati, edited by Fabris, Adriano, Fioravanti, Gianfranco and Moriconi, Enrico, 93-115. Pisa: ETS.

  15. Cataldi Madonna, Luigi. 1989. "Wolff, Bolzano e la probabilità." Il Cannocchiale.Rivista di Studi Filosofici:107-130.

    Reprinted in: S. Carboncini, L. Cataldi Madonna (eds.), Nuovi studi sul pensiero di Christian Wolff, Hildesheim: Georg Olms, 1989.

  16. Colantuono, Donatella. 2012. "Conoscenza della realtà e realtà come conoscenza. Il punto di vista di Bernard Bolzano." Quaestio. Annuario di Storia della Metafisica no. 12:153-170.

    "Quando si sente parlare di Bernard Bolzano (Praga 1781-1848) si è spesso indotti ad associarne il nome al cosiddetto platonismo logico(1). Il perché è facilmente rintracciabile in quella che è probabilmente la dottrina più nota tra le molte esposte nella sua Wissenschaftslehre (1837), ovvero la teoria delle proposizioni in sé (Sätze an sich) e delle idee in sé (Vorstellungen an sich). L’espressione“essere in sé” è infatti utilizzata proprio per connotare le nozioni logiche basilari come entità non-mentali e non-linguistiche, totalmente indipendenti dall’essere pensate o pronunciate da qualcuno. In tal senso – si potrebbe dire – Bolzano è un realista, poiché pare non contemplare la possibilità di una determinazione della realtà in senso noetico.

    (,,,)

    Ciò che però qui vorrei mostrare è proprio come la legittimità di tali interpretazioni possa essere messa in questione attraverso il chiarimento della nozione bolzaniana di esistenza (Existenz) o avere realtà (Wirklichkeit haben). Seguendo questa direttrice, il percorso che intendo delineare si articolerà su un duplice binario. Il primo consiste nel mostrare che la realtà propriamente intesa non è un predicato attribuibile agli enti logici, se non nella misura in cui questi diventano l’oggetto di un atto intenzionale del pensiero. Il secondo è l’indagine del ruolo che Bolzano attribuisce alla mente nella logica applicata, che sarà svolta verificando se l’accadere delle verità nella realtà si imponga semplicemente alla mente come un dato oggettivo o se non sia anche condizionata dalle modalità di accesso alle proposizioni da parte degli esseri pensanti." (pp. 153-154)

    (1) Cf. ad esempio in E. Morscher, Das logische An-sich bei Bernard Bolzano, Anton Pustet, Salzburg-München 1973.

  17. Costantini, Filippo. 2016. Pensare l'infnito. Filosofia e Matematica dell’Infinito in Bernard Bolzano e Georg Cantor. Milano - Udine: Mimesis Edizioni.

    "Ecco il tema del libro: il transfinito. Ovvero la teoria degli insiemi. Mostreremo la genesi di questa teoria, il suo farsi largo nelle analisi di uno degli autori più interessanti dell’Ottocento, nonostante sia stato pressoché dimenticato: Bernard Bolzano. La prima parte del libro è dedicata a lui: tenteremo di capire che cosa Bolzano intende con il termine Menge (insieme) e il ruolo che tale concetto assume nella sua filosofia. Questo ci permetterà di riflettere sul rapporto tra logica, matematica e filosofia (ontologia e metafisica) e su questioni di alto interesse speculativo: dalla riflessione sull’assoluto alla trattazione matematica dei paradossi di Zenone. La seconda parte è dedicata a Cantor, padre indiscusso dell’insiemistica. Mostreremo come l’idea di trattare con quantità infinite sia sorta da problemi squisitamente tecnici e che però, fin dai primi vagiti della teoria, Cantor abbia sempre considerato di fondamentale importanza l’aspetto filosofico del suo lavoro matematico." (p. 20)

  18. Di Bella, Stefano. 2006. "L' "Anti-Kant" di Franz Príhonsky e la critica bolzaniana alla teoria kantiana del giudizio." Rivista di Filosofia no. 97:233-250.

  19. Fossati, Lorenzo. 2005. "Bolzano su sapere e credere." In La misura dell'uomo. Filosofia, teologia, scienza nel dibattito antropologico in Germania (1760-1915), edited by Mori, Massimo and Poggi, Stefano, 289-316. Bologna: Il Mulino.

    "Bolzano è come un lago, sulla superficie del quale, dopo avervi gettato un sasso, si disegnano i cerchi concentrici delle onde: il discorso si amplia necessariamente e naturalmente, e il singolo argomento acquista la sua portata solo se gli si permette di increspare l’intera superficie, se cioè si è disposti a seguire la trama dei rimandi interni ed esterni dell’opera. In un certo senso, addirittura, è possibile partire da un qualsiasi punto per avere una via d’accesso all’intero sistema del pensiero bolzaniano.

    Il sasso che vorremmo gettare è quello dell’analisi dei concetti di sapere e di credere, ma, per riuscire nel lancio, dovremo necessariamente anteporre ad essa l’esame delle linee fondamentali della teoria della conoscenza bolzaniana." (p. 289)

  20. ———. 2006. Il concetto della filosofia in Bernard Bolzano. Milano: I.S.U. Università Cattolica.

    Contiene in appendice la traduzione di B. Bolzano, Was ist Philosophie? (1838), Che cos'è la filosofia?, pp. 175-201.

    "Per Bolzano il problema della scarsa diffusione del suo pensiero nel mondo dei dotti era di primaria importanza: da un lato egli era ben consapevole della novità e della profondità dei suoi lavori, dall’altro non poteva non constatare come essi rimanessero ai margini del dibattito filosofico e scientifico del suo tempo. La causa gli pareva che dovesse essere ricercata in aspetti esteriori e contingenti, come la «pesantezza» del suo modo di scrivere e del suo stile, o la sorte toccata ad alcuni dei suoi allievi, che talvolta venivano marginalizzati, talaltra abbandonavano le concezioni del maestro elaborandone di proprie o avvicinandosi ad altre impostazioni.

    Ma per cogliere la portata di tali considerazioni è bene interrogarsi se l’isolamento sia stata una caratteristica costante del Bolzano-Kreis e se e quanto sia stata radicale. Dovremo allora innanzitutto ripercorrere la vita del Nostro, cercando di mettere in luce il clima culturale in cui si formò e in cui successivamente operò.

    In appendice viene presentata la traduzione di Was ist Philosophie?, il saggio che costituirà il filo rosso della nostra ricerca." (p. 7)

  21. ———. 2006. "La “Weltweisheit” da Wolff a Bolzano." In Tradurre e comprendere. Pluralità dei linguaggi e delle culture, edited by Pititto, Rocco and Venezia, Simona, 201-217. Roma: Aracne.

    "Nel saggio Was ist Philosophie? del 1849, mirando a una definizione della filosofia e dovendosi districare tra le molte alternative disponibili, Bolzano individua il punto ideale di partenza dell’indagine nella considerazione del significato comunemente attribuito al termine, affermando che

    trotz den so mannigfach lautenden Erklärungen, welche die Philosophen bisher den Begriffe ihrer Wissenschaft gegeben, bloß durch den steten Gebrauch des Wortes allmählich eine Bedeutung desselben gebildet, die, wenn auch nicht scharf begrenzt, doch immer bestimmt genug ist, um es von jedem anderen zu unterscheiden(1).

    Infatti,

    muß […] jeder Weltweise, der uns ein philosophisches System darbietet, einen bestimmten Begriff der Philosophie demselben zu Grunde gelegt haben(2).

    La parola che qui egli utilizza, “Weltweise”, e che ricorre spesso in Bolzano, è quella su cui vorremmo soffermarci in questo contributo.

    Nel tedesco corrente la parola “Weltweisheit” viene usata come sinonimo di “Philosophie” e “Weltweise” di “Philosoph”; Bolzano, però, ritiene di poter giocare sui due termini e attribuisce una grande importanza al modo in cui essi vengono applicati, e quindi ci sembra valer la pena cercare di approfondire il significato della parola più “insolita”, nell’assunzione che dietro ogni sinonimia ci sia qualcosa da scoprire.

    Essendo la parola la via d’accesso al concetto per lo stesso Bolzano, una simile questione non dovrebbe essere né troppo peregrina né esclusivamente terminologica." (p. 201)

    (1) Bolzano (1849), p. 15: «nonostante le spiegazioni apparentemente così disparate che i filosofi hanno dato finora del concetto della loro scienza, si è formato in modo graduale, semplicemente attraverso l’uso costante della parola, un suo significato che, anche se non nettamente delimitato, è pur sempre abbastanza determinato da distinguerlo da ogni altro».

    (2) Ibid.: «ogni sapiente che ci presenta un sistema filosofico deve aver posto a suo fondamento un determinato concetto di filosofia». Rendiamo qui “Weltweise” con “sapiente” e “philosophisch” con “filosofico” per rendere il gioco tra i due termini: la ragione di tale scelta emergerà dalle pagine che seguono."

  22. ———. 2010. "Il fondazionismo è superato? La versione di Bolzano." In Mondo Uomo Dio. Le ragioni della metafisica nel dibattito filosofico contemporaneo, edited by Ghisalberti, Alessandro, 177-196. Milano: Vita e Pensiero.

    "L’idea che la conoscenza umana debba essere fondata o giustificata pare oggi il mero retaggio di un’impostazione superata del problema. Tuttavia si tratta di un progetto che è stato perseguito lungamente, e che in quanto tale ha subito torsioni e ripensamenti non secondari nel corso della storia della filosofia, al punto che forse non sarebbe eccessivo considerare il termine fondazione come equivoco. Prima ancora di stabilire se sia possibile o necessario un fondamento della conoscenza, bisogna allora cercare di chiarire che cosa propriamente ci proponiamo di fare ed eventualmente specificare se riteniamo tale tentativo votato in quanto tale al fallimento, o se invece lo siano solo alcune delle sue varianti.

    In effetti, almeno secondo un certo modo di intendere la storia della filosofia, si sarebbe tentati di rispondere alla domanda se il fondazionismo sia superato con un secco no, a) perché in generale il concetto di superamento, per cui vi sarebbero problemi e soprattutto soluzioni superati da altri, non avrebbe senso, essendo invece sempre concreti e singoli tanto i primi quanto le seconde(1); b) perché per motivi analoghi sarebbe ugualmente discutibile parlare di fondazionismo al singolare, invece che dei diversi fondamenti escogitati dai singoli filosofi.

    Nonostante questo caveat, si cercherà di discutere il fondazionismo dando prima un quadro generale della crisi in cui sembra essere incorso, in tal modo specificando i suoi stessi tratti, per poi presentare il fondazionismo di Bernard Bolzano, interessante per alcuni aspetti che si spera di riuscire a far emergere." (p. 177)

    (1) Cfr. l’oramai classico saggio di M. Dal Pra, Del «superamento» in storiografia filosofica, «Rivista critica di storia della filosofia», 11 (1956), pp. 218-226.

  23. ———. 2010. La tela del sapere. Studi su Bernard Bolzano. Milano: Educatt.

    "Nelle pagine che seguono vorremmo provare allora a gettare tre sassi, saggiando tre diversi punti dei suoi scritti e tentando tre differenti approcci. Nel primo caso verrà considerata la Fundamentallehre, la prima parte della Wissenschaftslehre (§§ 17-45), che affronta il tema capitale della fondazione della conoscenza, cercando di stabilire un ponte tra l’impostazione bolzaniana e l’approccio più recente al problema, e di valutarne in tale contesto la praticabilità teorica.

    Successivamente, si focalizzerà l’attenzione sulla Erkenntnislehre (§§ 269-321) e in particolare si tenterà un’analisi approfondita del § 321, in relazione ai concetti di conoscenza, sapere e credere, esplicitando i punti di polemica nei confronti della trattazione kantiana dello stesso tema, secondo un intento più strettamente storico e ricostruttivo.

    Infine, si cercherà di fare emergere la concezione generale della filosofia di Bolzano, a partire da un singolo termine, quello di Weltweisheit, rintracciando i luoghi dello «scontro» che in tedesco si ebbe tra esso e quello che poi avrebbe prevalso, Philosophie.

    Si tratta insomma di tentativi di amplificare e assecondare gli stimoli che provengono dalla pagina bolzaniana, e di seguire le tracce che collegano il pensiero di Bolzano al pensiero del suo tempo ed eventualmente del nostro. Evidentemente, non può trattarsi che di piste che conducono lontano, e di cui solo una parte può essere qui percorsa, ma sarebbe già sufficiente per chi scrive riuscire a far emergere la proficuità e l’interesse di tale complessa «tela»." (pp. 6-7)

  24. Ganthaler, Heinrich, Berg, Jan, and Morscher, Edgar. 1993. "Bernard Bolzano (1781–1848)." In La filosofia cristiana nei secoli XIX e XX. Vol. 1, edited by Coreth, Emerich, Neidl, Walter M. and Pfligersdorffer, Georg, 272-298. Roma: Città Nuova.

    Edizione originale: Christliche Philosophie im katholischen Denken des 19. und 20. Jahrhunderts. Band 1. Neue Ansätze im 19. Jahrhundert, Graz-Wien-Köln: Styria Premium, 1987, pp. 242-265, traduzione italiana a cura di Gaspare Mura e Giorgio Penzo.

  25. Guidetti, Luca. 2011. "Lo spazio logico dell'espressione. Intorno a B. Bolzano, Proposizione ed espressione." Discipline Filosofiche no. 21:7-12.

    "1. La struttura della Dottrina della scienza

    Nella sua Introduzione alla Dottrina della scienza, Bolzano sostiene che il fine dell’opera è quello di offrire «l’insieme delle regole secondo cui procedere per suddividere l’intero ambito della verità nelle singole scienze e per la loro esposizione in specifici manuali». Infatti, «dal momento che è possibile esporre adeguatamente una scienza solo quando i suoi confini sono stati adeguatamente determinati [...] la dottrina della scienza è quella scienza che ci mostra come possiamo esporre le scienze in manuali adatti a tale scopo»(1). Com’è stato osservato(2), quest’intento ricognitivo sembra nascondere una ben più ampia e profonda ambizione, ossia quella di battere in breccia tutte le precedenti riflessioni sulla “scienza”, in quanto viziate da confusione tra il piano del pensiero (che comprende il concettuale, il conoscitivo, il mentale, il percettivo, in breve tutto ciò che “accade” in un soggetto di conoscenza e in relazione ad esso, quindi anche l’esistenza e ogni esperienza) e quello logico-oggettivo, comprendente tutto ciò che, nella scienza, non appartiene per definizione all’accadimento reale del pensiero, quindi tutto il suo contenuto denotativo." (p. 7)

    (1) WL, I, p. 7

    (2) Cfr., ad esempio, R. George, Editor's Introduction, in B. Bolzano, Theory of Science, edited and translated by R. George, University of California Press, Berkeley/Los Angeles, 1972, pp. XXVII-XXIX.

  26. ———. 2011. "Bolzano e gli stoici." Discipline Filosofiche no. 21:61-92.

    "Com’è noto, uno dei maggiori contributi forniti dagli stoici allo sviluppo della logica è la cosiddetta “semantica delle proposizioni”. Nella nostra discussione, volta a un confronto tra Bolzano e gli stoici riguardo alla semantica proposizionale, prescinderemo dalle questioni di fatto o sistematiche -ad esempio che le fonti stoiche siano scarse, spesso incoerenti e per lo più indirette; che la logica stoica abbia subito un processo di riabilitazione relativamente recente, oppure che Bolzano citi raramente gli stoici e che, dove lo fa, non dia molto peso alle loro nozioni logiche fondamentali, come ai concetti di lekton o di semainon (3), per concentrarci invece sulle questioni tematiche o di principio, il cui scopo è quello di evidenziare i paradigmi e-splicativi, non sempre direttamente verificabili, che sottendono le rispettive posizioni. A tal proposito, adotteremo un procedimento d’indagine circolare-regressivo che va da Bolzano agli stoici e da questi di nuovo a Bolzano, in modo da cogliere adeguatamente il sistema a partire dal tema, così come si addice ad ogni formazione analitica che voglia dirsi paradigmatica." (pp. 61-62, due note omesse)

    ' Cfr. B. Bolzano, Wissenschaftslehre. Versuch einer ausführlichen und großenteils neuen / Erstellung der Logik mit steter Rücksicht auf deren bisherige Bearbeiter, in der J.E. von Seidelschen Buchhandlung, Sulzbach, 1837 (d’ora in poi: WL), Bd. I, § 23, dove gli stoici vengono menzionati riguardo al problema del valore di verità della proposizione, ma senza accennare all'importanza che in essi assume la semantica proposizionale. Nel medesimo passo, Bolzano fa riferimento a Sesto Empirico, Contro i logici, II, 12 (ed. it. a cura di A. Russo, Laterza, Roma/Bari, 1975, p. 140), in cui il filosofo scettico parla del lekton stoico; anche in questo caso, tuttavia, egli non dà rilievo a tale concetto, sebbene ciò possa giustificarsi per il fatto che sta introducendo la forma generale della proposizione (cfr. a tal riguardo, W.C. Kneale, Μ. Kneale, The Development of Logic, Clarendon Press, Oxford, 1962, ed. it. a cura di A.G. Conte, Storia della logica, Einaudi, Torino, 1972, p. 411).

  27. Krause, Andrej. 2011. "Bolzano e Aristotele." Discipline Filosofiche no. 21:43-60.

    "Nel presente saggio tratteremo aspetti del rapporto tra Bolzano e Aristotele, limitandoci però ad alcune riflessioni di principio dei due autori sulla metafisica. Benché Bolzano non abbia mai composto alcuno scritto sulla metafisica, aveva in progetto di farlo e lo aveva in parte anche già cominciato(1). Inoltre, in molti passi delle sue opere si trovano dettagliate discussioni di problemi metafisici. Invero, diversamente da Bolzano, Aristotele ha scritto una Metafisica, solo che egli non ha né impiegato a tal proposito il termine “metafisica”, né il titolo di quest’opera proviene da lui. Quest’ultimo si deve infatti all’ordinamento dei libri nell’edizione aristotelica di Andronico di Rodi, il quale collocò la Metafisica dopo la Fisica(2). Aristotele stesso non chiama metafisica la disciplina praticata in questo scritto, bensì sapienza, filosofia prima o anche teologia. Essa si occupa di temi che anche oggi vengono assegnati alla metafisica, ad esempio del concetto di sostanza, di anima e di Dio. In ciò che segue, metteremo in relazione alcune riflessioni di Bolzano e Aristotele su questi concetti metafisici; a tal proposito verrà anzitutto indicato in breve il posto della metafisica nei rispettivi sistemi delle scienze." (p. 43)

    (1) Cfr. le lettere a Prihonsky del 29.3., 4.5., 26.5. e 20.12.1847, in B. Bolzano, Briefe an F. Prihonsky (d’ora in poi: BAP), in Id., Gesamtausgabe, hrsg. von E. Winter, J. Berg, F. Kambartel, J. Louzil, B. van Rootselaar, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt, 1969 sgg. (d’ora in poi: GA), III, 3/3, pp. 673, 675, 681 sgg., 700.

    (2) Cfr. Μ. Bordt, Aristoteles’ „Metaphysik XII“, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, 2006, p. 11.

  28. Künne, Wolfgang. 2011. "Bolzano e Frege." Discipline Filosofiche no. 21:179-202.

    "Nella Prefazione al suo libro Frege and Other Philosophers Michael Dummett scrive:

    [1] L’unico filosofo del diciannovesimo secolo del quale sarebbe ragionevole supporre, solo dal contenuto dei suoi scritti e di quelli di Frege, che abbia influenzato Frege, è Bernard Bolzano, il quale morì l’anno in cui nacque Frege; ma [2] non c’è nessuna evidenza che Frege abbia letto Bolzano(1).

    Che nessun filosofo del diciannovesimo secolo sia così vicino a Frege come Bolzano, ho cercato di provarlo quindici anni fa in relazione al concetto bolzaniano di proposizione (Satz an sich)(2) e a quello fregeano di pensiero (Gedanke)(3). Nella prima parte di questo saggio, ribadirò nuovamente l’affermazione [1] di Dummett in relazione alle concezioni di dimostrazione e di assioma. Nella seconda parte esaminerò, in relazione all’unica escursione di Frege nella metalogica e alla valutazione sua e di Bolzano della dimostrazione indiretta, se Dummett abbia ragione riguardo all’affermazione [2]." (p. 179)

    (1) Μ. Dummett, Frege and Other Philosophers, Clarendon Press, Oxford, 1991, p. vii. L’inserzione dei numeri fra parentesi quadre è mia (W. K).

    2 D’ora in poi, il termine “proposizione” sta per Satz an sich.

    3 Cfr. W. Künne, Propositions in Bolzano and Frege (1997), rist. in Μ. Beaney, E. Reck, ed. by, Frege's Philosophy in Context, Routledge, London/New York, 2005, pp. 124-153 (con “Commenti” di Dummett), e in Id., Versuche über Bolzano/Essays on Bolzano, Academia, Sankt Augustin, 2008, pp. 157-194.

  29. Lapointe, Sandra. 2011. "Bolzano e Husserl." Discipline Filosofiche no. 21:227-242.

    "Secondo una tradizione ampiamente consolidata, Frege è stato colui che ha spinto il «primo» Husserl a rigettare il suo presunto psicologismo(1). Mentre sono però accertate interazioni dal punto di vista intellettuale tra Husserl e l'rege, al tempo in cui Husserl cominciava a venire alle prese con tale questione nei primi anni Novanta dell’Ottocento2, non è possibile affermare con certezza se sia stato Frege a suscitare le critiche di Husserl nei confronti dello psicologismo presenti nelle Ricerche Logiche, laddove ci sono invece molte prove a sostegno del fatto che la vera spinta dietro la critica di Husserl sia provenuta dalla Wissenschaftslehre di Bolzano.

    (...)

    Mentre la connessione tra Husserl e Bolzano non è più ignorata del tutto dal punto di vista storico, essa tuttavia resta ancora non adeguatamente documentata. In particolare, la maggior parte degli studi si focalizza oggi sul ruolo che Bolzano potrebbe aver giocato nell’adozione in logica, da parte di Husserl, di una posizione simile al realismo semantico. Ma l'influenza di Bolzano dev’essere cercata nelle Ricerche Logiche di Husserl - e specialmente nel primo libro, in maniera molto più sostanziale - e questo è ciò che argomenterò nel prosieguo di questo saggio."

    (1) Cfr. D. Bell, Reference, Experience, and Intentionality, in L. Haaparanta, ed., Mind, Meaning and Mathematics, Kluwer, Dordrecht, 1994, pp. 185-209; D. Follesdal, Bolzano, Frege, and Husserl on Reference and Object, in J. Floyd, S. Shieh, eds., Future Pasts, Oxford University Press, Oxford, 2001, pp. 67-79.

    (2) Si veda per esempio la corrispondenza tra Frege e Husserl in R. Bernet, D. Welton, G. Zavota, eds., Edmund Husserl: Critical Assessments of Leading Philosophers, Routlege, London, 2005, pp. 20-31.

  30. Mangiagalli, Maurizio. 2006. "Bernard Bolzano e l'idea di una logica pura." Sapienza no. 59:459-466.

  31. Mariani, Mauro. 2011. "Bolzano e Cantor." Discipline Filosofiche no. 21:203-226.

    Riassunto: "Per molti secoli l'opinione predominante di filosofi e matematici è stata che l'infinito è solo potenziale (nel senso che "potenza" ha in Aristotele) e che l'infinito attuale è, al contrario, intrinsecamente inconsistente. Tra i primi, Bolzano ha "dimostrato" che l'infinito attuale esiste e che nessuna contraddizione sorge se c'è una corrispondenza biunivoca tra un insieme infinito e molti dei suoi sottoinsiemi propri. A dire il vero, i Paradossi dell'infinito di Bolzano hanno avuto una potente influenza sulle opinioni di Cantor sull'infinito attuale, ma le loro teorie sono per molti aspetti in contrasto. Infatti, secondo Bolzano, se esiste una corrispondenza biunivoca tra gli insiemi A e B ciò non implica che A sia grande quanto B, quindi non possiamo definire i numeri cardinali attraverso la nozione di corrispondenza biunivoca. Inoltre sostiene che un tutto è maggiore delle sue parti. Bolzano sostiene che gli insiemi infiniti possono essere di dimensioni diverse e che esistono infiniti numeri: ma, secondo il suo punto di vista, li caratterizza in modo per nulla compatibile con quello di Cantor. In conclusione, le intuizioni di Bolzano sull'infinito non prefigurano le teorie di Cantor, ma costituiscono un approccio alternativo all'infinito a cui prestano attenzione alcuni matematici moderni."

  32. Melandri, Enzo. 1960. "I paradossi dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico." In Omaggio a Husserl, edited by Paci, Enzo, 83-120. Milano: Il Saggiatore.

  33. Mugnai, Massimo. 2011. "Bolzano e Leibniz." Discipline Filosofiche no. 21:93-108.

    "Per Bernard Bolzano, la filosofia di Leibniz costituisce un punto di rifeimento costante: se ciò risulta palese da un’opera come Athanasia, non lo è meno se leggiamo le pagine della Wissenschaftslehre dedicate all’ontologia logica, alla semantica e al calcolo logico in senso proprio (2). Rinviando a un'altra occasione un raffronto più ampio e sistematico tra le posizioni dei due filosofi (soprattutto per quel che riguarda la teoria logica), mi occuperò in questa sede della teoria delle idee e delle proposizioni in sé, che lo stesso Bolzano, com’è noto, considera affine a quanto sostenuto da Leibniz in opere e che, al tempo, gli erano accessibili. Prenderò dapprima in considerazione le posizioni di Leibniz e poi quelle di Bolzano, cercando quindi di sviluppare un confronto, che metta in luce identità di vedute, analogie e differenze tra i due filosofi." (p. 93)

    (2) Un raffronto tra la logica di Leibniz e quella di Bolzano è tentato in J. Danek, Les projets de Leibniz et de Bolzano, deux sources de la logique contemporaine, Les Presses de l’Université Lavai, Quebec, 1975, prima però della pubblicazione di ulteriori testi leibniziani in edizione critica. Per un’analisi puntuale dei rapporti tra Bolzano e Leibniz riguardo alla teoria della conoscenza, si veda: S. Centrone, Bolzano und Leibniz über Klarheit und Deutlichkeit, in «Archiv für Geschichte der Philosophie», 92, 2011, pp. 256-289.

  34. Palágyi, Melchior. 1993. Kant e Bolzano. Un confronto critico. Ferrara: Spazio Libri.

    Traduzione di Kant und Bolzano. Eine kritische Parallele, Halle: Niemeyer, 1902 a cura e con un'introduzione di Luca Guidetti, prefazione di Enzo Melandri.

  35. Patočka, Jan. 2011. "Il posto di Bolzano nella storia della filosofia." Discipline Filosofiche no. 21:27-42.

    "Ho cercato di trattare il problema della filosofia di Bolzano nei suoi rapporti sia storici sia sistematici, al fine di mostrare che la dottrina delle verità in sé, benché logicamente nasca dalla modalità in cui Bolzano, di fronte alla filosofia della sua epoca, ha compreso il problema della scienza, non è né il senso complessivo, né in ultima analisi il centro della sua filosofia della scienza. Il problema che Bolzano voleva risolvere è la struttura della scienza come realtà sui generis. Questo problema, con la sua soluzione, non sta e non cade così come cade ad esempio la teoria kantiana della ragione con la sua concezione della sintesi a priori. Il problema di Bolzano è da sempre legittimato: la filosofia come dimensione della logica è un’idea che non è superata, la teoria della costruzione della scienza sarà un giorno formulata; l’epistemologia moderna e la logica accumulano materiale per la costruzione, di cui Bolzano ha intravisto per primo i tratti; egli lavora così sulle sue parti, sulle sue tracce, e ciò è come un miracolo, quando vediamo come Frege, Whitehead e Russell, Brentano e Husserl, i logici e i semantici polacchi e molti altri scoprono nuovamente, dopo molti anni, particolari aspetti del suo problema, dei suoi singoli concetti e delle sue soluzioni; e tuttavia ciò non è in realtà un miracolo, ma la logica della cosa, la logica del suo grande problema, il quale d’altra parte è rimasto da lui non risolto ma che rimarrà per sempre legato a lui, al suo nome e al suo lavoro." (p. 40)

  36. Pégny, Gaëtan 2011. "Bolzano e Hegel." Discipline Filosofiche no. 21:153-178.

    "Non si discuterà qui della pertinenza di fare di Bolzano un “precursore”, né della questione di sapere se il suo desiderio di correzione logica della folta macchia hegeliana basti a fare di Bolzano un “analitico” e un “moderno”; ancor meno si discuterà della questione di accertare se tutta la letteratura analitica si riduca a un rifiuto in blocco, indignato o ironico, dello hegelismo e dei suoi prodotti derivati. Ci si contenterà di mostrare quel che ha permesso di fondare un simile giudizio, prima di sfumarlo, mostrando che c’è effettivamente stata sia una lettura sia un’argomentazione. C’è sempre qualche paradosso nel tentare di circoscrivere il rapporto di un filosofo nei confronti del suo più acerrimo nemico. Si cercherà qui di mostrare che c’è davvero stata la formulazione di una critica, e non un semplice atteggiamento di rifiuto che semplificherebbe la scrittura di manuali di storia della filosofia divisa in categorie prive di sfumature. Non si tratta tuttavia di negare l’intensità dell’opposizione, ma di comprenderne le ragioni strutturali, e in cosa essa implichi e allo stesso tempo impedisca la lettura. Si comincerà dunque con l’esporre l’essenziale dell’argomentazione dei saggi polemici su Hegel, contestualizzando un’argomentazione che, se destoricizzata, è troppo spesso ripiegata sia verso la passione irrazionale sia verso un antihegelismo con il quale si sarà, a seconda dei casi, sempre in accordo, o che si troverà sempre non pertinente. Si esamineranno poi, in maniera più sistematica, le posizioni filosofiche che hanno condizionato la lettura bolzaniana." (p. 154)

  37. Preti, Giulio. 1935. "I fondamenti della logica formale pura nella "Wissenschaftslehre" di B. Bolzano e nelle "Logische Unturschungen" di E. Husserl." Sophia no. II-IV:187-194.

    Seconda parte: 361-376.

    Ristampato in: Giulio Preti, Saggi filosofici, Vol. I, Firenze: La Nuova Italia, 1976, pp. 11-31.

    "Il Bolzano concepisce la logica come « dottrina della scienza » ; il territorio della verità si divide in territori unitarii, le singole scienze. La scienza è definita(11) il complesso di verità di una data specie, da esporsi in un libro di testo.

    La dottrina della scienza sarà quindi(12) il complesso di quelle regole secondo le quali dobbiamo procedere nella partizione del territorio della verità in singole scienze e nell'esporle in testi acconci, se vogliamo procedere in modo conforme allo scopo.

    Per quanto strana possa sembrare la definizione, orientata in senso assolutamente pratico, essa include già la posizione oggettivistica del Bolzano. Infatti il manuale d'una scienza implica già tutto un complesso di verità d'una data specie ordinate e collegate(13) secondo rapporti che non saranno arbitrarii, ma necessariamente regolati da principii, che fanno si che la scienza sia scienza e non un complesso caotico di proposizioni. La dottrina della scienza non è quindi semplicemente l'arte di fissare per iscritto i teoremi d'unascienza, ma comprende: (a) la teoria della divisione della verità in singoli territori; (b) l'arte di trovare le verità d'un dato territorio; ( c) l'arte di disporre queste verità secondo i loro rapporti. È ovvio che le parti piu importanti dal punto di vista della logica saranno la prima, cui però Bolzano non dà adeguato sviluppo, e la terza, che si presenta come una teoria dei rapporti logici fra proposizioni; è appunto questa, che Bolzano chiama « dottrina elementare », la vera e propria teoria della scienza in senso husserliano, cioè la ricerca di ciò che fa scienza la scienza(14)" (p 17 della ristampa)

    11 Wissenschaftslehre, I, p. 4.

    12 Wissenschaftslehre, I, p. 7.

    13 ivi, p. 5.

    14 Logische Untersuchungen2, I, p. 11.

  38. Raspa, Venanzio. 1996. "Su ciò che non esiste. Da Bolzano a Meinong: un excursus nella filosofia austriaca." Studi Urbinati.B: Scienze Umane e Sociali no. 67:115-201

    1. Ci sono oggetti che non esistono. - 2. Rappresentazioni in sé e rappresentazioni senza oggetto .in B. Bolzano. - 3. La mediazione storica di R. Zimmermann. - 4. Il capovolgimento delle rappresentazioni senza oggetto in K. Twardowski. - 5. · Oggetti non esistenti nella Gegentstandstheorie di A. Meinong. - 6. Aspetti della controversia fra Russell e Meinong.

    "L'apparato concettuale di base che, per successivi sviluppi, ci porterà ad una messa a fuoco del nostro discorso, e maturerà nella Gegenstandstheorie di Meinong, ci viene offerto da Bernard Bolzano, il primo autore di questa storia. Bolzano assume all'interno del suo universo, in cui si danno anche oggetti non esistenti, una classe di oggetti logici, le cosiddette rappresentazioni senza oggetto [gegenstandslose Vorstellungen], vale a dire - nel suo linguaggio - rappresentazioni in sé [Vorstellungen an sich] cui non corrisponde nessun oggetto, in quanto gli attribuiscono proprietà fra loro contraddittorie, oppure che non si ritrovano nell'esperienza. Nell'ambiente filosofico austriaco a cavallo fra la seconda metà del XIX e l'inizio del XX sec., le rappresentazioni senza oggetto non vengono accolte nei termini in cui erano state elaborate da Bolzano, ma vengono, in un certo senso, capovolte; al loro posto compaiono gli oggetti non esistenti contraddittori oppure non fattuali. Dalle rappresentazioni senza oggetto di Bolzano si giunge, attraverso una duplice mediazione, quella di Robert Zimmermann e quella ben più determinante di Kazimierz Twardowski, il vero artefice del capovolgimento, agli oggetti non esistenti di Alexius Meinong. Quel che vorrei cercare di ricostruire è la maniera in cui avviene il capovolgimento e gli sviluppi teorici cui esso dà luogo. Procediamo dunque col chiederci: cosa intende specificamente Bolzano per 'rappresentazione in sé' e, quindi, per 'rappresentazione senza oggetto'? Le rappresentazioni in sé possono anche essere denominate concetti (4); se questo può dare un idea del tipo di nozione con cui abbiamo a che fare, restano tuttavia ancora da spiegare le due caratteristiche essenziali corrispondenti alle espressioni di 'in sé [an sich]' e 'senza oggetto [gegenstands los]'.." (pp. 118-119)

    (4) Sulla scelta del termine 'rappresentazione' preferito a quello di 'concetto', cfr._ B. Bolzano, Wzssenschaftslehre. Versuch einer ausführlichen und grossentheils neuen Darstellurzg der Logik mit steter Rücksicht auf deren bisherige Bearbeiter, 4 Bde., Sulzbach, J. E. v. Seidelschen Buchhandlung 1837, Bd. I, § 50, p. 222-223 (d'ora in avanti WL). Per le citazioni si è tenuta presente l'edizione critica della Bernard Bolzano-Gesamtausgabe, Reihe I: Schriften, Bde. 11-14: Wissenschaftslehre, hrsg. von J. Berg, Stuttgart/Bad Cannstatt, Frommann/Holzboog 1985 sgg.

  39. Raspa, Venanzio. 2011. "Bolzano e la filosofia austriaca." Discipline Filosofiche no. 21:245-285.

    "Nel trattare di Bolzano e la filosofia austriaca non si può non parlare di un terzo termine che li lega indissolubilmente: la censura. L’azione censoria dell’autorità politica interviene in maniera preponderante non solo nel determinare le sorti e i modi della difficoltosa e relativamente tarda diffusione del pensiero bolzaniano all’interno della Monarchia asburgica, ma anche nella definizione di filosofia austriaca quale categoria storiografica. È un fatto che, dal 20 gennaio 1820, Bolzano fu sospeso dall’insegnamento e gli fu proibito sia di predicare, sia di pubblicare entro i confini austriaci, così che la maggior parte dei suoi libri uscirono all’estero e spesso anonimi. Successivamente, alla condanna viennese si aggiunse quella romana, con la messa all’indice di due suoi libri, le Erhauungsreden für Akademiker (nel 1828) e il Lehrbuch der Religionswissenschaft (nel 1839). Ed è altresì un fatto che, se si vuole caratterizzare la filosofia austriaca, non si può non farlo attraverso la sua opposizione a Kant e agli idealisti tedeschi, le cui opere furono ugualmente censurate nell’Austria di allora." (p. 245, nota omessa)

  40. ———. 2018. "Le vicende del contenuto attraverso Bolzano, Twardowski e Meinong." Paradigmi no. 36:31-48.

    Abstract: "Distinguishing between mental act and content of representations and propositions in themselves, Bolzano offers a logico-semantical notion of content. Twardowski opposes to it a psychological conception of the content of representations and identifies the content of the judgment, in the case of existential judgments, with the existence of the object, in the case of judgments about a relation, with the subsistence of the relation. In opposition to Twardowski, Meinong does not confound logical and psychological content and shows, by means of the notion of presentation, that a content is present in all experiences, including emotions."

  41. Scholz, Heinrich. 1983. Storia della logica. Roma-Bari: Laterza.

    Edizione originale 1931. Traduzione di Enzo Melandri.

    Introduzione e aggiornamento blbliografico di Carlo Ce!lucci.

    "Ma a questo punto tutto quanto precede viene talmente messo in ombra dall'opera di Bolzano, che il confronto stesso lo fa scomparire; poiché il grande Bernard Bolzano (1781-1848) nei primi tre volumi della sua Dottrina della scienza (in quattro volumi) del 1837 (ristampa Felix Meiner, Leipzig 1929-1931) ci ha dato un'introduzione alla logica da cui c'è tanto da imparare che non si può fare a meno di esclamare: prendi e leggi! Parliamo di un'introduzione alla logica, a malgrado della vastissima mole, per accennare al fatto che il centro di gravità dell'opera non va ricercato nella teoria della deduzione in quanto tale - al livello cui Bolzano elevò le esigenze che la logica deve soddisfare, una nuova teoria poteva fornirla solo la logistica - ma bensì nelle tante considerazioni particolari così acute e istruttive che conducono dentro i problemi di questa logica in modo più profondo e brillante di tutto ciò cbe non si trova, nel senso del calcolo logico, sulla linea del grande Leibniz. E in un modo tale da rendere queste illuminanti considerazioni in grandissima parte (parte che andrebbe precisata almeno una volta con esattezza!) indipendenti dalla teoria augustiniana delle verità e idee in sé, su cui Bolzano le imbastì." (p. 58)

  42. Šebestik, Jan. 2011. "Bolzano e la matematica." Discipline Filosofiche no. 21:287-320.

    "Bolzano pratica la matematica con spirito filosofico, concettuale, e benché si trovino nei suoi lavori, e in particolare nella Functionenlehre, centinaia di teoremi originali ed essenziali, gli capita spesso di concentrarsi nell’elaborazione di nuove definizioni che vertono su concetti in apparenza ben noti, come quelli di numero naturale, di numero reale, di limite, di dimensione, di retta o di curva o, come dice il titolo di un testo manoscritto, Geometrische Begriffe, die Jeder kennt und nicht kennt. Reciprocamente, in logica, la matematica gli serve non solo come serbatoio inesauribile di esempi, ma soprattutto come strumento che permette di provare una tesi essenziale della sua logica, la sussistenza dell’insieme infinito delle verità in sé. La maggior parte delle sue molteplici dimostrazioni si basa in effetti sulle proprietà della serie dei numeri naturali, come afferma Bolzano nel paragrafo 13 dei Paradoxien des Unendlichen.

    In primo luogo, quattro cose lo interessano in materia di filosofia della matematica: lo statuto degli oggetti matematici in sé, l’ordine dei teoremi, o, come dice lui stesso, la connessione oggettiva delle verità, la scelta o, più esattamente, la ricerca degli assiomi - poiché il matematico non deve sceglierli, ma trovarli - e il concetto di prova." (pp. 287-288)

  43. Simons, Peter. 2011. "Bolzano e la logica." Discipline Filosofiche no. 21:321-342.

    Traduzione di Giorgio Volpe.

    La versione originale in inglese Bolzano’s Logic è disponibile sul sito academia.edu.

    "Introduzione

    Nel periodo della storia della logica compreso fra la morte di Leibniz (1716) e la pubblicazione della Begriffsschrift di Frege (1879) spiccano due date. Una è il 1847, anno in cui la Mathematical Analysis of Logic di George Boole introdusse nello studio del ragionamento i metodi algebrici. L altra, assai meno sbandierata sul momento e per lungo tempo dopo l’evento, fu la pubblicazione nel 1837 della Wissenschaftslehre (Dottrina della scienza, d’ora in poi WL) di Bolzano. I due tentativi, separati da un solo decennio e indipendenti uno dall altro, sono complementari. Mentre Boole si applicò a introdurre il rigore e il metodo matematico nel ragionamento logico, Bolzano si sforzò di iniettare il rigore logico nel metodo della matematica, oltre che di altre discipline. La logica algebrica di Boole introdusse un approccio simbolico e algoritmico che condusse infine ai metodi logici dell’informatica, mentre la trattazione bolzaniana dei concetti logici anticipò di un secolo le definizioni semantiche moderne di alcuni concetti logici chiave. Entrambi gli aspetti, quello algoritmico e quello semantico, informano la logica moderna. Ma Bolzano è il padre della semantica logica. Questo articolo espone gli elementi chiave della sua rivoluzione logica." (p. 121, note omesse)

  44. van Wierst, Pauline. 2016. "Profili: Bernard Bolzano." AphEx. Portale Italiano di Filosofia Analitica no. 14.

    Abstract: "Bernard Bolzano (1781?1848) `e probabilmente il pensatore pi`u sottovalutato dell’Ottocento.

    Ha anticipato di cent’anni la definizione semantica di verit`a e di conseguenza logica di Tarski, ha dato alla logica e alla matematica una nuova e rigorosa fondazione, e ha fornito la prima analisi dettagliata di spiegazione scientifica. In matematica ha ottenuto risultati che vengono insegnati ancora oggi in ogni classe di matematica delle scuole superiori, come il teorema di Bolzano-Weierstrass e la prima prova rigorosa del teorema dei valori intermedi.

    A causa dell‘isolamento dalla communità accademica, del divieto di pubblicare e delle premature anticipazioni, le sue opere (in particolare quelle filosofiche) non ottennero ai suoi tempi l’attenzione che avrebbero invece meritato. In questo profilo ci proponiamo principalmente di presentare i suoi contributi in merito alla metodologia scientifica. Considereremo sia le sue riflessioni in proposito, sia le idee innovative che in tali riflessioni trovarono la loro origine. In particolare, vedremo in che modo tali riflessioni lo hanno portato a sviluppare diverse nozioni di conseguenza logica, una nozione altamente originale della distinzione analitico/sintetico, una caratterizazione della spiegazione scientifica, nonché una teoria dei numeri fondata su una teoria degli insiemi e delle parti. A tal fine, verrà presentata una selezione delle sue idee metafisiche, logiche e matematiche che, lungi dal potersi considerare esaustiva, risulta tuttavia indispensabile all’esposizione e comprensione di questi contenuti in chiave sistematica."

  45. Voltaggio, Franco. 1974. Bernard Bolzano e la dottrina della scienza. Milano: Edizioni di Comunità.

    Premessa 7; Introduzione 9; Parte prima: Logica come Dottrina della Scienza; 1. L'idea generale della logica 27; 2. La concezione generale della verità (Presupposti) 55; 3. La concezione generale della verità (Le verità in sé) 79; Parte seconda: L'Infinito come criterio di verità. 1. Dell'esistenza di un numero infinito di verità in sé 89; 2. Infinito e totalità 119; Parte terza: La critica della filosofia trascendentale. 1. Critica della prospettiva trascendentale kantiana 159; 2. Critica della dialettica hegeliana 209; 3. L'ontologia bolzaniana come fondamento della moderna teoria dell'intenzionalità 239; Postilla 263; Bibliografia 265-275.